Heidnir Magazine (France)
Intervista a Gianluca Livi (défiler vers le bas pour la version française).
Domanda: Puoi presentarti e parlarci dei tuoi lavori, sia con gli Anno Mundi, sia da solista?
Risposta: Sono il batterista degli Anno Mundi, un gruppo di hard rock che trae l'ispirazione dai seventies, con particolare riguardo alla compagine tratteggiata dalla magnifica label Vertigo, Black Sabbath in testa. La band è stata fondata nel 2009 da me e dal chitarrista Alessio Secondini Morelli. Le prime due uscite ("Cloister Graveyard In The Snow" e "Window In Time") sono state pubblicate grazie all'ausilio di musicisti esterni, artisti italiani noti per la loro militanza in band prog e hard rock come Banco del Mutuo Soccorso, Ezra Winston, Grall, Rondò Veneziano. I due vinili sono poi stati raccolti in un unico CD (che ha preso il nome dal secondo album), dall'etichetta BTF/Earshock. Nel 2014 abbiamo iniziato a registrare il nuovo album ma una serie di disagi (problemi di salute, uno studio di registrazione danneggiato dal terremoto, vari cambi nella line-up) ha molto ritardato le registrazioni.
Nel frattempo, circa un anno fa, il lavoro sperimentale "Tardis", tratto dal primo album, ha attirato l'interesse di Alex Marenga, uno dei due proprietari della Eclectic Productions.
Domanda: Abbiamo già parlato di un album pubblicato da questa etichetta (https://heidnir-webzine.com/2017/06/18/silent-chaos-micro/).
Risposta: Esattamente. L'etichetta Eclectic è forse una delle poche in Italia che pubblica album sperimentali e ambient, passando per noise, drone, techno, industrial... In effetti, il nostro lavoro fatto con "Tardis" navigava in queste acque.
Alex poi mi ha chiesto di preparare un brano per una compilation che sarebbe stata pubblicata dall'etichetta, ma quando gli ho detto che avevo abbastanza materiale per un intero album, abbiamo iniziato a lavorare su un progetto più audace.
Domanda: Come sei riuscito a comporre questo tipo di musica sperimentale?
Risposta: Se mi permetti un paragone, trovo che il mio approccio sia molto simile a quello di Pat Mastelotto. Lui come me, non è esattamente un virtuoso dello strumento - tutti gli altri batteristi dei King Crimson gli sono certamente superiori - ma è un ottimo, meraviglioso ed incredibile manipolatore del suono e del ritmo. Ho scoperto la mia passione per questo tipo di cose proprio lavorando su "Tardis". Ora manipolo suoni e ritmi usando molti effetti, allungando le note o riducendole...
Insomma, mi piace giocare con tutto questo.
Domanda: Tuttavia, in questo album c'è poco ritmo. Un paradosso, se consideri la tua esperienza come batterista.
Risposta: È vero. Ho preferito lavorare sui suoni piuttosto che sul ritmo. Ma in generale, i percussionisti non celebrano il proprio strumento nel loro album solisti. Dobbiamo considerare che i tamburi non producono melodia o armonia, ma solo ritmo e io non volevo fare un album ritmico.
Dal momento che suono un poco la chitarra, sono in grado di creare melodie e armonie. Per questo motivo gli interventi sui tamburi sono calibrati, ridotti al minimo, e soltanto in una metà del mio lavoro, perché nell'altra metà non ci sono affatto.
Ma è stata una scelta naturale e credo che il risultato finale mi dia ragione.
Domanda: Come hai composto Fleeting Steps?
Risposta: Ho iniziato con alcuni temi di base che avevo in mente e poi ho creato melodie usando il software. Ho inviato tutto questo ad amici musicisti che sapevo avrebbero potuto contribuire. Ricevuto il loro lavoro, ho cancellato tutte le mie demo originali, tutta la mia programmazione di base, aggiungendo in seguito sporadici interventi di batteria. Infine, ho sovrapposto i suoni ambientali da me creati per arrivare al risultato che conosciamo.
In un caso, quello di "Birth Of A Flower (in A Post Atomic Landscape) part II", ho eliminato tutto quello che avevo creato e programmato, lasciando soltanto il pianoforte e la chitarra. Ed è un vero orgoglio, per me, aver pubblicato un brano nel mio album in cui non suono affatto e nel quale ho soltanto contribuito alla composizione.
Domanda: Chi sono i musicisti con i quali hai lavorato?
Risposta: Domenico Dente è un bassista ipnotico e seducente che ha suonato una piccola parte nel nuovo album degli Anno Mundi. Ha contribuito ai titoli "Lost In Space" e "Fujiko Mine I".
Massimo Sergi è un artista in grado di passare facilmente dalle suggestioni minimaliste di un pianoforte malinconico ( "Irrational thoughts" e "Birth Of A Flower (in A Post Atomic Landscape) part II"), alle elucubrazioni schizoidi di sintetizzatori nevrotici ("Talkin To An Alien About Eternity" e "Irrational Thoughts").
Sta pubblicando un album solista di solo piano che contiene melodie meravigliose e suggestive. Mi ha onorato due volte della sua stima: partecipando al mio album e scegliendomi quale ingegnere del suono nel suo. Infine, Stefano Pontani è il più blasonato di tutti i musicisti. Ha passato molti anni in gruppi progressivi di fusion e prog come Ezra Winston, VU-Meters, Anagramma. Gli Ezra Winston sono famosi anche nell'ambito del prog francese. Sono considerati la pietra angolare della musica progressiva sin dalla fine degli anni 80.
Stefano è uno sperimentatore puro, il miglior partner per me e la mia concezione visionaria della musica. Il suo contributo è stato decisivo in brani come "Birth Of A Flower (in A Post Atomic Landscape) part II", "Zero Gravity In My Lair" e "Talkin To An Alien About Eternity", di cui è anche coautore.
Domanda: Qual è stata la tua ispirazione per la composizione di questo album?
Risposta: In primo luogo, il bellissimo acquerello disegnato da mio figlio Alessio quando aveva quattro anni (nota dell'intervistatore: il dipinto è raffigurato nella copertina dell'album).
Poi, il lato magnetico e melanconico (e meno conosciuto) di Fujiko Mine, amica/nemica di Lupin III (nota dell'intervistatore: si riferisce alla conosciutissima serie manga).
Infine, un alieno, un fiore, spazio ed eternità, la mia tana e tutti i miei pensieri irrazionali (risate).
Domanda: Quali sono i messaggi che Fleeting Steps sta cercando di diffondere?
Risposta: Stefano, Massimo, Domenico e io pensiamo che oggi la musica e la cultura in generale siano troppo imprigionate, forzate, determinate. Abbiamo cercato di trasmettere il messaggio che è possibile demolire le idee precostituite, distruggere i modelli imposti, aderire ad un concetto di totale apertura, non soltanto musicale, ma anche culturale.
Domanda: Sei interessato alle uscite metal del momento?
Risposta: Non proprio. Sono più incline ad ascoltare la musica prodotta adesso, ma dai vecchi soldati del rock 'n' roll (risate).
Domanda: Quali sono i tuoi gruppi preferiti?
Risposta: Ascolto tutti i generi musicali, dalla musica classica al metal, passando per rock, prog, jazz, musica sperimentale...
Parlando di metal, amo il thrash di Slayer, Coroner, Megadeth, Artillery, Kreator, Annihilator.
Amo l'hard rock degli anni '70 e il funky rock di band come i Living Color, i 24-7 Spyz e, naturalmente, i favolosi (francesi) "We Insist!". L'album "The Babel Inside was Terrible" è sublime.
Nel campo della chitarra, mi piacciono Pat Metheny, John McLaughlin, Jimi Hendrix, Allan Holdsworth, Stefano Pontani...
Ascolto (e sempre ascolterò) il pop dei Beatles, il psych-folk di Crosby, Stills, Nash & Young, il prog di Genesis, Yes, Ezra Winston, Goblin, Porcupine Tree, PFM, New Troll, King Crimson e (ancora un grande musicista francese) Jean-Luc Ponty, e non soltanto perchè porta il mio stesso nome di battesimo (risate).
Amo il southern rock di bands come Blackfoot, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Charlie Daniels Band...
Nella compagine ambient e sperimentale, credo che "Passion" di Peter Gabriel e "The Decline Of Western Civilization" degli Entropia siano maginifici. Mi piace anche la sperimentazione dei polacchi SSB e dei francesi Magma.
Questa è ovviamente la punta dell'iceberg: ho una collezione di dieci mila vinili e potrei continuare così per ore, ma amo troppo i lettori francesi per annoiarli in questo modo (risate).
Domanda: Cosa pensi sull'evoluzione che ha subito il metal?
Risposta: Parli dell'evoluzione del metal dalle sue origini ai nostri giorni? Beh, penso che sia andata bene.
Tuttavia, con riferimento alle proposte attuali, non ascolto tutto ciò che è più estremo del thrash e penso che il metal senza un assolo di chitarra elettrica sia una vera blasfemia.
Domanda: Grazie per averci concesso il tempo per questa intervista e buona continuazione.
Risposta: Prego. Ho letto con grande interesse Heidner Webzine e credo sia lodevole trattare in un'unica sede generi variegati e differenti come black, pagan, folk e ambient. Credo che tu sia l'unico a fare una cosa del genere e questo corrisponde perfettamente a quanto ho detto sopra sulla necessità di demolire idee precostituite ed aderire ad un concetto di apertura culturale. Grazie a te per sostenere gruppi di tutti i generi, francesi e stranieri, che lottano ogni giorno per lanciare il loro concetto di musica svincolato da qualsiasi imposizione.
Testo originale
Introduction
Après avoir analysé Fleeting Steps, un album aux accents expérimentaux prononcés, nous avons souhaité poser quelques questions à son géniteur, l’artiste italien Gianluca Livi. L’occasion nous était donc donnée d’en apprendre un peu plus sur son univers musical et sur son travail avec son groupe, Anno Mundi.
Interview
Peux-tu te présenter et présenter ton travail avec Anno Mundi et sur ton projet solo?
Je suis le batteur de Anno Mundi, un groupe de hard rock qui puise son inspiration dans le son des années 1970, en particulier celui des groupes du magnifique label Vertigo, Black Sabbath en tête. Le groupe a été fondé en 2009 par ma volonté et celle du guitariste Alessio Secondini Morelli. Les deux premières sorties (Cloister Graveyard In The Snow et Window In Time) ont vu le jour grâce à des musiciens de session italiens, membres renommés de groupes prog et hard rock comment Banco del Mutuo Soccorso, Ezra Winston, Grall, ou encore Rondò Veneziano. Ensuite, les deux sorties ont été produites dans un seul CD, qui a pris le nom du deuxième album, par le label BTF/Earshock.En 2014, on a commencé à enregistrer le nouvel album, mais une série de mésaventures (problèmes de santé, studio d’enregistrement endommagé par le tremblement de terre, changement de line-up) ont grandement retardé les enregistrements. En attendant, il y a environ un an, le travail expérimental « Tardis », extrait du premier album, a suscité l’intérêt d’Alex Marenga, l’un des deux patrons d’Eclectic Productions. Nous nous sommes déjà penchés sur un album sorti via ce label.
Exactement. Le label Eclectic est peut-être l’un des seuls en Italie qui publie des albums expérimentaux et ambient, en passant bien évidemment par le noise, le drone, la techno, la musique industrielle… En effet, notre travail réalisé sur « Tardis » naviguait dans ces eaux. Alex m’a alors demandé de lui préparer une compilation qui aurait vocation à être sortie via le label, mais quand je lui dit que j’avais suffisamment de matériel pour un album entier, le projet est devenu plus audacieux et on a commencé à travailler sur Fleeting Steps. Comment en es-tu arrivé à vouloir composer ce type de musique un peu expérimental ?
Si tu me permets une comparaison, je trouve que mon approche est très similaire à celle de Pat Mastelotto (King Crimson). Il ne s’agit pas vraiment d’un batteur de premier plan dans le milieu, beaucoup d’artistes lui sont supérieurs, mais c’est un excellent, un merveilleux, un incroyable manipulateur de son et de rythme. J’ai découvert ma passion pour ce genre de choses-là, en travaillant sur « Tardis ». Désormais, je joue avec les sons et les rythmes en utilisant de nombreux effets. J‘allonge les notes ou je les réduis, j’aime beaucoup jouer avec tout ça.
Cependant, il y a relativement peu de rythme dans cet album. Un paradoxe si l’on considère ton expérience en tant que batteur.
C’est vrai. J’ai préféré travailler sur des sons plutôt que sur du rythme.
Mais en général, les percussionnistes ne subliment pas leur propre instrument dans leurs album solo. On doit considérer que la batterie ne produit aucune mélodie ou harmonie, mais seulement du rythme, et moi, je ne voulais pas faire un album rythmique. Depuis que je joue un peu de guitare, je suis en mesure de générer des mélodies et des harmonies. Pour cette raison, les interventions à la batterie sont calibrées, réduites au minimum, et seulement dans la moitié de mon travail, parce que dans l’autre moitié, il n’y en a pas. Mais c’était un choix naturel et je pense que le résultat final me donne raison.
Comment as-tu procédé pour composer Fleeting Steps ?
J’ai commencé avec quelques thèmes fondamentaux que j’avais en tête, et puis j’ai créé des mélodies à l’aide d’un logiciel. J’ai transféré tout ça à des amis musiciens qui ont pu m’aider pour quelques arrangements. Ensuite, j’ai supprimé tous mes démos originales, tous mes programmations de base, et j’ai ajouté un peu de son provenant de la boîte à rythme. Enfin, j’ai superposé toutes les sonorités d’ambiance pour arriver au résultat que l’on sait. Dans un cas, celui de « Birth of a Flower In a Post-Atomic Landscape II », j’ai éliminé tout ce que j’avais joué et programmé, ne laissant que le piano et la guitare. Et c’est une forme de fierté pour moi, qu’il y ait dans mon album un morceau où je ne joue pas, et où j’ai seulement contribué à la composition.
Qui sont les musiciens avec lesquels tu as travaillé ?
Domenico Dente est un bassiste hypnotique et séduisant qui a joué un petit rôle dans le nouvel album de Anno Mundi. Il a apporté sa contribution aux titres « Lost In Space » et « Fujiko Mine I ». Massimo Sergi est un artiste capable de passer facilement du minimalisme évocateur du piano mélancolique (« Irrational Thoughts » et « Birth of a Flower In a Post-Atomic Landscape II »), aux ruminations schizoïdes des synthétiseurs névrotiques et affolés (« Talkin’ to an Alien About Eternity » et « Irrational Thoughts »). Il est en train de publier un album solo de piano, contenant des mélodies merveilleuses et très évocatrices. Il m’a honoré de sa participation, et je serai notamment l’ingénieur du son de son album. Stefano Pontani, enfin, est le plus noble de tous les musiciens. Il a passé de nombreuses années dans des groupes italiens de metal progressif et de fusion comme Ezra Winston, VU-Meters ou Anagramma. Ezra Winston est très célèbre dans l’environnement progressif français. Il est considéré comme la pierre angulaire de la musique progressive depuis la fin des années 1980. Il est un expérimentateur parfait et pur, le meilleur partenaire pour moi et ma conception visionnaire de la musique. Sa contribution a été décisive pour des titres tels que « Birth of a Flower In a Post-Atomic Landscape II », « Zero Gravity In My Lair » et « Talkin to an Alien About Eternity », dont il est aussi co-auteur.
Quelles ont été tes sources d’inspiration pour composer cet album?
Tout d’abord, la belle aquarelle dessiné par mon fils Alessio quand il avait quatre ans (ndlr : il s’agit de l’artwork de l’album). Ensuite, le caractère le plus magnétique et mélancolique (et peu connu) de Fujiko Mine, la cambrioleuse professionnelle amie/ennemie de Lupin III (ndlr : dans la série de manga du même nom). Enfin, je dirais un alien, une fleur, l’espace et l’éternité, mon repaire, et toutes mes pensées irrationnelles (rires). Quels sont les messages que Fleeting Steps cherche à diffuser?
Stefano, Massimo, Domenico et moi, nous pensons qu’aujourd’hui la musique et la culture en général sont trop condamnée, forcée et déterminée. Nous avons essayé de transmettre le message qui entend inciter à démolir les idées préconçues, détruire les modèles imposés, adhérer à un concept d’ouverture totale. Pas seulement musical, mais aussi culturel. Suis-tu toujours avec intérêt les sorties metal du moment ?
Pas vraiment. Je suis plus enclin à écouter de la musique produite actuellement, mais surtout de la part des anciens soldats du rock’n roll (rires).
Quels sont tes groupes et projets favoris ?
J’écoute tous le genres musicaux, du classique au metal, en passant évidemment par le rock, le prog, le jazz, la musique expérimentale… En parlant de metal, j’adore le thrash de Slayer, Coroner, Megadeth, Artillery, Kreator, ou Annihilator. J’écoute du hard rock des années 1970, comme Living Colour, 24-7 Spyz, et bien sûr, le merveilleux groupe français We Insist!. L’album The Babel Inside Was Terrible est sublime. Dans le domaine de la guitare, j’aime Pat Metheny, John McLaughlin, Jimi Hendrix, Allan Holdsworth, Stefano Pontani… J’écoute (et les écouterai sans toujours toujours) la pop des Beatles, le psych-folk des Crosby, Stills, Nash & Young, le prog de Genesis, Yes, Ezra Winston, Goblin, Porcupine Tree, PFM, New Trolls, King Crimson et – on parle encore une fois d’un grand musicien français – Jean-Luc Ponty, mais pas seulement parce qu’il a le même prénom que moi (rires). J’adore le southern rock, avec des groupes comme Blackfoot, Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, Charlie Daniels Band…
Dans la catégorie de la musique ambient et expérimentale, je pense que Passion de Peter Gabriel et The Decline of Western Civilization de Entropia sont magnifiques. J‘aime aussi les expérimentations des polonais de SBB et des français de Magma. Enfin, du moins, il s’agit là de la face visible de l’iceberg. J’ai une collection de dix mille vinyles et je pourrais continuer comme ça pendant des heures, mais j’aime trop les lecteurs français pour les ennuyer de telle manière (rires).
Quel regard portes-tu sur l’évolution du metal ?
Tu parles bien de l’évolution des metal depuis ses origines jusqu’à nos jours ? Eh bien, je crois qu’il s’est bien développé. Toutefois, en parlant du son de notre temps, je n’écoute pas tout ce qui est plus extrême, et je pense que c’est bien de vouloir détruire et remodeler les modèles parfois imposés. Mais le metal sans aucun solo de guitare s’apparente à un blasphème selon moi.
Merci d’avoir pris le temps de nous accorder cette interview et bonne continuation.
J’ai lu avec beaucoup d’intérêt Heiðnir Webzine, et je pense qu’il est louable de vouloir unir mettre sous la même bannière les genres black, pagan, folk et ambient. Je crois que vous êtes les seuls à faire une telle chose, et cela correspond bien à ce que je disais plus haut sur la nécessité de démolir les idées préconçues et d’adhérer à un concept d’ouverture culturel. Merci à vous pour le soutien aux groupes de tous les genres, français et étrangers, qui luttent chaque jour pour lancer leur concept de musique libre de tout régime.